La città
Villa Castelli sorge su di un territorio morfologicamente molto variegato e disomogeneo, che contrappone al quasi settanta per cento del suo agro avente natura piana e coltivabile e che si estende nella pianura jonico-salentina tra Grottaglie e Francavilla, un altro trenta per cento di superficie collinare, coltivata quasi esclusivamente ad uliveto, con diffusa presenza di roccia calcarea e macchia mediterranea.
Il territorio comunale passa, dai 149 metri di quota della Contrada “San Barbato”, ai 329 metri s.l.m. che si raggiungono in Contrada “Montescotano”.
Infatti, proprio perché ricade sulla propaggine più meridionale della Murgia Pugliese, che domina come da una grande terrazza tutta la piana jonico-salentina delle province di Taranto e Brindisi, Villa Castelli può fregiarsi del titolo di “Balcone dell’Altosalento”.
Da questo privilegiato osservatorio naturale, specialmente nei giorni di tramontana e cielo terso, si riescono a vedere infatti sia il Mare Jonio che abbraccia la città di Taranto, sia la città di Brindisi bagnata dal mare Adriatico.
Il ponte sulla gravina
Origini del borgo
L’origine moderna del paese si riconduce al periodo a cavallo tra la fine del diciottesimo e l’inizio del diciannovesimo secolo (1790-1800), quando in Francia imperversava la Rivoluzione giacobina contro l’oppressione monarchica e in Inghilterra nasceva l’Era Moderna con la Rivoluzione Industriale nelle fabbriche. Prima di quest’epoca, il nucleo principale dell’attuale paese era costituito da un antico castello turrito (l’attuale Sede Municipale), edificato presumibilmente tra il 1600 ed il 1700 sui resti di un più antico fortilizio risalente al 1400.
Dopo una lunga serie di vicende e di numerose alienazioni, il castello, attuale sede del Municipio, fu acquistato, insieme ad una vasta proprietà agraria che comprendeva le antiche masserie “Pezza La Corte”, “Antoglia” e “Li Castelli”, da parte del Duca di Monteiasi, Gioacchino Ungaro. Il regio Fisco Allodiale di Napoli aveva messo in vendita il feudo, pari a 1000 tomoli, dopo averlo incamerato dalla famiglia Imperiali di Francavilla Fontana a seguito della morte dell’ultimo erede maschio del Casato, il principe Michele junior, scomparso senza aver lasciato eredi maschi. Gioacchino Ungaro, insigne studioso ed economista illuminato e liberale, volle sperimentare una nuova formula di sfruttamento della proprietà terriera, affidando in enfitèusi una buona parte di questo territorio ai coloni dei paesi vicini (Ceglie e Grottaglie in particolare) per dissodare e coltivare i vasti appezzamenti a sud e a nord del castello fortificato, garantendo così a quella moltitudine di diseredati una dignitosa sopravvivenza in cambio di un modesto canone enfiteutico annuale o stagionale. Fu così che numerosi contadini assegnatari, provenienti per lo più dalla vicina Ceglie Messapica e da Grottaglie, cominciarono ad erigere i primi trulli, inizialmente a corona intorno all’attuale palazzo Comunale, e poi anche nelle campagne, spostando man mano la loro dimora dal comune di provenienza in questo originario nucleo abitativo spontaneo.
Successivamente, oltre ai cegliesi e ai grottagliesi, arrivarono a poco a poco anche coloni da Monteiasi, Locorotondo, e da altri centri, i quali, attirati dalle favorevoli condizioni enfiteutiche imposte dal Duca, scelsero di abbandonare i paesi di origine per coltivare le terre delle contrade de “Li Castelli” (poi diventato “Monte Castello”), dell’ ”Antoglia” (vedi link QUI) e “Pezza La Corte”. E così, col passare dei mesi e degli anni, i contadini trapiantati in questo feudo continuarono a erigere numerose dimore, prevalentemente trulli e lamie in pietra, oltre a molti pagliai, nei terreni oggetto di coltivazione per risiedere nelle immediate vicinanze del luogo di lavoro.
Contestualmente, molti altri scelsero di edificare intorno al palazzo ducale le tipiche dimore coniche (delle quali ne sopravvivono una decina in ottimo stato) oltre a molte case in pietra con la volta a stella o a botte, allargando in questo modo il nucleo abitato in formazione. Nacque così intorno a questo palazzo fortificato, situato sull’ultima propaggine meridionale della Murgia pugliese ad una altitudine di 250 metri sul livello del mare, il centro abitato dell’attuale Villa Castelli, che allora rispondeva all’originario toponimo di “Monte Castello”, derivante dalla più antica denominazione della contrada “Li Castelli”.
Primo nucleo abitato intorno al Palazzo Ducale (ora Municipio) e trulli ancora esistenti
In quel periodo il paese in formazione era sprovvisto di un Cimitero, di un Ufficio Anagrafe e dello Stato Civile, di un medico condotto, di un Corpo di Polizia, di un impianto di illuminazione pubblica e privata. Esisteva solamente una Cappella, intitolata al Crocifisso, fatta realizzare per volontà del cattolicissimo Duca all’interno dell’antico palazzo, per far celebrare periodicamente la Santa Messa da un rappresentante del clero di Francavilla Fontana. E da Francavilla Fontana proveniva l’impiegato dello Stato Civile e dell’Anagrafe, che nei primi dell’800 provvide al primo censimento della popolazione e all’iscrizione dei coloni nei relativi registri facenti capo alla municipalità della vicina Francavilla. Dal censimento del 1830, risulta che la popolazione a quella data era costituita da 700 abitanti.
Contemporaneamente l’estensione del borgo aumentava pian piano, allargandosi a nord del palazzo ducale, secondo una impronta urbanistica non modernamente pianificata e nel rispetto di canoni architettonici poveri e disomogenei.
Il paese, che dipendeva da Francavilla Fontana per ciò che concerneva gli atti amministrativi, l’assistenza sanitaria, l’ordine pubblico e la competenza ecclesiastica, versava in uno stato di quasi totale abbandono, visto il disinteresse per le sorti della popolazione da parte degli amministratori francavillesi. Per questo, gli abitanti del povero borgo cercarono a più riprese di affrancarsi dall’egemonia del centro salentino, chiedendo di aggregarsi a Ceglie Messapica, considerato che la gran parte degli abitanti proveniva da quest’ultima cittadina; ma i tentativi furono tutti vani e la piccola frazione rimase vincolata a Francavilla ancora per molti anni.
L’era moderna
Dopo la conclusione del primo conflitto mondiale, si cominciò a profilare una radicale trasformazione del paese anche dal punto di vista amministrativo e urbanistico, grazie all’opera e all’esperienza del Podestà Raffaele Ostillio, il quale ha retto le sorti della neonata Villa Castelli dal 1926 al 1937, a seguito della proclamazione, ufficializzata l’11 febbraio 1926, della autonomia amministrativa mediante Decreto Reale che segnava il distacco definitivo dal Comune di Francavilla Fontana. L’arrivo in Villa Castelli del Podestà produsse immediati cambiamenti e miglioramenti in ogni settore: egli fece ristrutturare il Palazzo Ducale per adibirlo a Sede Municipale; deliberò la sistemazione di vie e piazze nell’abitato; fece provvedere alla creazione del verde pubblico; istituì le scuole pubbliche per debellare il quasi completo analfabetismo che attanagliava il paese; provvide alla installazione dell’impianto di pubblica illuminazione; approvò il progetto della rete fognaria cittadina, istituì l’Ufficio Sanitario, con la presenza di un Medico Condotto, di una Farmacia e di una Levatrice; procurò, insomma, un radicale miglioramento delle condizioni sanitarie, sociali e amministrative dell’intera popolazione della giovane comunità di Villa Castelli.
Oggi Villa Castelli conta circa novemila abitanti, la maggior parte dei quali possiede almeno una casa di proprietà, oltre ad un appezzamento di terra, e ha un tenore di vita dignitoso. Il paese ha subìto negli ultimi anni una notevole espansione urbanistica verso nord, registrando la realizzazione di numerosi nuovi edifici ad uso abitativo o commerciale, tutti caratterizzati da requisiti costruttivi e architettonici improntati al criterio della qualità e della funzionalità, che hanno man mano conferito alla cittadina un aspetto più dignitoso, più moderno e civile.
Vista dal Palazzo ducale (ora Municipio) della Chiesa di S. Vincenzo de’ Paoli
Facciata del Palazzo ducale (ora Municipio)
Monumento ai caduti di tutte le guerre
Retro del Palazzo ducale (ora Municipio)
Interno del Palazzo ducale (ora Municipio)
“Il Castello, è una costruzione a metà tra una fortezza e un palazzo gentilizio. Quello che si può osservare oggi è il risultato di una serie di modifiche che si sono susseguite già dal XIV secolo. Sono ancora visibili caratteristiche di età medievale, come l’antica torre. Parzialmente ristrutturato, oggi è anche sede del municipio e della galleria d’arte comunale. Una piccola porzione della struttura è di proprietà privata, mentre la parrocchia, dedicata al Santissimo Crocifisso nel 1830, detiene un’ala del castello (ex scuderie). La facciata meridionale conserva, totalmente inglobato nel complesso architettonico, l’antico mastio, oggi Sala del Consiglio. Il Castello è circondato a sud e a est da una profonda gravina; nel pianterreno è riconoscibile la struttura originaria e l’aspetto interno del fortilizio sino al XIX secolo. Il primo piano, ha le facciate dalle superfici rigidamente verticali, alleggerite dalle finestre. L’androne è dotato di volte a botte. Lo scalone, porta al ballatoio dal piano superiore, dove si affacciano finestre e porte ornate con cornici realizzate nel XX secolo in stile rinascimentale.” (http://www.beniculturali.it/mibac/opencms/MiBAC/sito-MiBAC/Luogo/MibacUnif/Luoghi-della-Cultura/visualizza_asset.html?id=155927&pagename=57)
Il sito archeologico di Pezza Petrosa
Villa Castelli vanta una origine antica attestata dalla presenza, ad appena tre chilometri dall’attuale centro abitato, lungo la strada provinciale per Grottaglie, di un importante sito archeologico denominato “Pezza Petrosa”, che è stato oggetto tra il 1989 ed il 1991 di una campagna di scavi effettuata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia.
A seguito di questi scavi, è stata rinvenuta una necropoli abbastanza estesa, dove sono venute alla luce più di trenta tombe in perfetto stato di conservazione, che contenevano numerosi reperti risalenti al IV ed al III secolo a.C.
Quasi nulla si conosce ancora dell’antico abitato adiacente ad essa, a causa dell’interruzione dei lavori che non ha consentito il recupero delle pur consistenti potenzialità individuate dalle stesse autorità regionali competenti in materia. Tuttavia, grazie ai corredi funerari recuperati negli scavi condotti nel 1991 dalla Soprintendenza, che sono stati conservati per quasi 18 anni nel Museo di Taranto dopo una breve esposizione al pubblico all’interno della Biblioteca Comunale del paese (marzo 1992), per poi essere collocati dal maggio 2009 nei locali del museo civico di Villa Castelli all’interno , si può affermare ormai con certezza che tale sito fosse un avamposto dei Tarantini greco-spartani insediato sulla linea di confine con i territori appartenenti ai maggiori centri messapici di Ceglie (Kailia), Mesagne (Mesocorus), Oria (Idria) e Manduria.
Le stesse forme ceramiche dei ritrovamenti tombali evidenziano una significativa assenza del tipo indigeno e testimoniano una stretta affinità culturale con la vicina città di Taranto.
Le prime tombe individuate sin dal 1989 e le complessive trentatré scavate successivamente rilevano una certa varietà:
- nel tipo di scavo (a fossa nello strato tufaceo, a fossa nel banco di cappellaccio e a fossa rettangolare rivestita di lastroni);
- nel rivestimento (due lastroni squadrati per ogni fiancata e uno per testata in pietra carparo o calcarea locale o pietre di dimensioni più piccole e non molto regolari);
- nella copertura (a due o a quattro grandi lastroni squadrati con dente d’incastro e talvolta sagomati a doppio spiovente o lastre in terracotta);
- nell’orientamento del corpo deposto (sud-nord o est-ovest con capo posto rispettivamente a sud e ad est).
- Alcune tombe contengono vari corpi e documentano così una probabile esistenza di vincoli familiari o di appartenenza alla stessa classe sociale. Lo studio dei reperti sepolcrali (una lekithos a figure rosse, vasellame in ceramica decorata in stile Gnathia e in ceramica a vernice nera, un anello in argento, uno specchio in bronzo decorato da cerchi concentrici incisi, sette fibule in ferro e una in bronzo, una pelike decorata in stile Gnathia con la figura di un eroe seduto su roccia) certifica l’uso della necropoli tra il 400 ed il 200 a.C..
L’Amministrazione Comunale, nell’ambito della collaborazione transfrontaliera tra Italia e Grecia, all’interno del “PIC Interreg III A Grecia-Italia 2000/2006”, ha realizzato il progetto di sistemazione e rivalutazione del sito archeologico di Pezza Petrosa, costituito da una necropoli di 33 tombe magno-greche al cui interno sono stati rinvenuti circa 200 reperti archeologici di varia natura (scheletri umani, vasi, oggetti in metallo, statuette, etc.) risalenti al IV e III sec. a.C., custoditi dal maggio 2009 nel museo civico presso il Municipio.
Museo Civico nel Castello Ducale (sede municipale)
Il Museo è stato realizzato dopo la ristrutturazione di un’ala del Palazzo Ducale di Villa Castelli; ospita la Mostra Archeologica e una raccolta di fotografie d’epoca che raccontano la vita e la storia della ridente cittadina.
Raccolta foto d’epoca
Mostra Archeologica
Dalla tutela alla fruizione
Prima del 1989 la presenza di un centro antico nel territorio comunale di Villa Castelli era ipotizzabile solo sulla base di generiche testimonianze locali relative al recupero di reperti e per la presenza di frammenti ceramici sulla superficie del terreno in un’area, localmente nota come Pezza Petrosa, situata lungo la strada provinciale per Grottaglie. Nel 1989, al fine di accertare l’esatta ubicazione dell’area, la Soprintendenza per i Beni archeologici per la Puglia programmò l’esecuzione di saggi di scavo che evidenziarono livelli archeologici riferibili al IV-III secolo a.C.
L’avvio di una seconda campagna di scavo, nel 1990, fu determinata da imponenti lavori di trasformazione agraria che intercettarono, danneggiandole, alcune strutture tombali. L’indagine archeologica pose in luce un settore di necropoli e strutture murarie riferibili ad un abitato. Al vincolo archeologico, imposto ai fini della tutela nel 1991, ha fatto seguito nel 1999 l’acquisizione dell’area da parte del Comune di Villa Castelli.
Oggi, i resti archeologici, ricoperti con adeguati accorgimenti tecnici subito dopo la campagna di scavo del 1990, sono stati riportati alla luce con la realizzazione dei lavori previsti nel progetto di valorizzazione e fruizione finanziato dall’/nferreg III A- Grecia-ltalia 2000-2006.
La mostra Archeologia a Villa Castelli tra curiosità e ricerca, allestita nel 1992 nei locali della Biblioteca civica, ha diffuso i risultati della ricerca archeologica ed ha fatto conoscere ad un vasto pubblico i corredi funerari recuperati con l’indagine scientifica. In concomitanza con i lavori per la valorizzazione dell’area archeologica, con il progetto di allestimento finanziato dalla Regione Puglia nell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro Beni Culturali – III Atto Integrativo, si sono recuperati i locali che oggi presentano l’illustrazione del patrimonio culturale di Villa Castelli e del suo territorio.
Tombe 1-2-3-8 e relativi ritrovamenti
Tomba 9 e relativi ritrovamenti
Tombe 15-16 e relativi ritrovamenti
Tombe 29-30 e relativi ritrovamenti
Tomba 10 e relativi ritrovamenti
Tomba 12 e relativi ritrovamenti
Tombe 19-20 e relativi ritrovamenti
Tombe 87-1/2 e relativi ritrovamenti
Tombe 26-27 e relativi ritrovamenti
Tombe 13-14-17-18-22 e relativi ritrovamenti
Tombe 19-20 e relativi ritrovamenti
Tombe 11-25-23 e relativi ritrovamenti
Abstract dell’intervento di Lino Chirulli (Responsabile Ufficio Cultura, Turismo, Pubblica Istruzione, Sport, Ufficio Stampa presso comune di villa castelli) sul sito http://www.comune.villacastelli.br.it/la-storia
Si ringrazia:
la guida professionale e nostro amico Michele Miccoli senza il quale non si sarebbe realizzato il servizio;
gli amici Mario Carlucci e Roberto Trinchera;
il dott. Lino Chirulli per averci concesso di visitare il sito di Pezza Petrosa, il Museo Civico e il Palazzo Ducale, di cui è stato splendido anfitrione